Imprinting amoroso | Riabilitazione psicoaffettiva

Imprinting amoroso | Riabilitazione psicoaffettiva

Se ci chiedessero perché ci piace un particolare colore o un cibo, una canzone, una città, un film, un prodotto, una persona, cosa potremmo rispondere? Difficile capire il perchè qualcosa ci piace o non ci piace. E perchè a me piace qualcosa e ad un’altra persona piace qualcos’altro.

Questioni di gusto? Sì, ma anche il gusto da cosa è condizionato? Cosa spiega i gusti soggettivi?

Le risposte potrebbero essere in milioni di connessioni sinaptiche costruite nella propria vita. Forse anche trasmesse di generazione in generazione. E che attivano una diversa risposta al singolo stimolo. Credenze personali, familiari e sociali, vissuti emotivi, esperienze dirette e indirette. In un amalgama molto complesso e inscindibile fanno sì che per quella specifica persona quello specifico stimolo generi un piacere (consapevole o inconsapevole). E successivamente il desiderio. Quella mancanza nostalgica che porta a ricercare quell’oggetto/situazione per risentire quel piacere.

Il discorso si complica quando i gusti hanno a che fare con l’attrazione erotica e l’attaccamento affettivo e amoroso.

Perchè mi attrae proprio quella specifica persona?

Ecco che entra in campo quello che possiamo definire l’imprinting amoroso!

Imprinting amoroso | Riabilitazione psicoaffettiva

Tutti sappiamo dal nostro caro vecchio Lorenz che l’imprinting è “la fissazione di un istinto innato su un determinato oggetto”. Per cui il cucciolo è portato nei primi momenti di vita a stampare nella propria mente l’immagine del genitore o di chi viene riconosciuto come tale. E a sviluppare un legame specifico e speciale con lo stesso.

Partendo da questa teorizzazione etologica, che poco interessa alla nostra trattazione, potremmo però dire che l’imprinting amoroso è la fissazione dell’ “istinto” umano sessuale e amoroso su una certa tipologia di partner.

Dunque cos’è questo imprinting amoroso?

L’imprinting amoroso è l’attrazione per una specifica “tipologia” di persone. Non tanto accomunate da caratteristiche fenotipiche/estetiche. Ma simili per ciò che ci rievocano e suscitano a livello emotivo.

L’imprinting è frutto di tre macrocomponenti.

In primis il rapporto con i nostri genitori (o caregivers). Se ci siamo sentiti amati incondizionatamente. O a condizione che soddisfacessimo delle aspettative (emotive, comportamentali, fisiche, prestazionali). Se ci siamo sentiti capiti o incompresi. Ascoltati o trascurati. Amati od odiati. Ammirati o invidiati. Criticati o accolti. Inclusi o diversi. Voluti o respinti. Al sicuro o a rischio. Rispettati o traditi. Controllati o liberi.

In secondo luogo i genitori che abbiamo visto, percepito e vissuto. Forti o deboli. Coerenti o contraddittori. Sinceri o falsi. Giusti o ingiusti. Ansiosi o depressi. Angoscianti o evitanti. Affettuosi o anaffettivi. Distanti o intrusivi. E a questo aggiungiamo l’immagine dei nostri genitori idealizzati. Quelli che avremmo voluto e non abbiamo avuto. E lo scarto tra la fantasia e la realtà.

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Infine il rapporto di coppia dei nostri caregivers. In primis se c’è stato o è mancato. Se è durato o si è spezzato. Se è stato sereno o conflittuale. Se c’è stata coesione o ambiguità, affettuosità o rigidità. Il rapporto di coppia che abbiamo visto. Quello che abbiamo percepito. Quello che ci è stato raccontato. E la coerenza tra questi. E ancora la sessualità immaginata. Scoperta o raccontata. Mancante o presente. Inibita o perversa. Se c’è stato un tradimento palese, nascosto o immaginato.

A tutto questo, ovviamente, dobbiamo aggiungere eventuali traumi abusanti intrafamiliari o extrafamiliari.

Questo bagaglio molto pesante e complesso, talvolta ricco di memorie emotive e cognitive contraddittorie, fa sì che, quando incontriamo una persona, non la percepiamo esclusivamente per le sue caratteristiche estrinseche. Ma anche e soprattutto per ciò che rievoca e attiva. Per ciò che noi vediamo di conosciuto e storico. Per ciò che noi proiettiamo su di essa.

Quando riconosciamo quegli aspetti tipici della nostra storicità nell’Altro, l’imprinting amoroso si accende. E ci sentiamo immediatamente e inconsapevolmente attratti e spinti verso lui (lei).

Dunque siamo schiavi del nostro imprinting amoroso?

Possiamo dire che il nostro imprinting agisce finchè inconsapevole e oscuro. Al contrario, man mano che diventa consapevole, permette una libertà di scelta e di differenziazione. Soprattutto laddove genera disagio, sofferenza e sintomi.

Roberta Calvi Psicologa e Sessuologa

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