Colpa o impotenza?

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Colpa o impotenza?

Da sempre l’essere umano ha cercato di trasformare la natura in funzione dei propri bisogni e desideri. È il principio dell’assimilazione e accomodamento.

Un pò l’essere umano si adatta e un po’ cerca di adattare l’ambiente ai propri bisogni. Eppure questo processo non è mai definitivo e definito una volta per tutte e l’equilibrio è sempre complesso.

Da un lato il bisogno di asservire sempre più l’ambiente alle necessità dell’ uomo, condito da un pizzico di onnipotenza, dall’altro il limite della realtà, sempre difficile da accettare perché evidenza dell’impotenza umana.

Ecco allora che quando l’ambiente ovvero la natura sovrastano l’essere umano con modalità caotiche e incontrollate, come la recente alluvione, l’essere umano si ritrova sopraffatto da un profondo senso di impotenza.

L’impotenza è l’emozione più complessa da gestire, ci fa sentire piccoli, vulnerabili e indifesi. E’ per questo che spesso ci difendiamo da questa emozione cercando di avere il controllo della realtà.

Talvolta il desiderio di avere tutto sotto controllo porta con sé un pensiero magico: l’idea irrazionale che la realtà possa essere tutta esattamente come vogliamo, senza intoppi e imprevisti. Questo meccanismo di difesa si trasforma in alcuni casi in un vero e proprio meccanismo di funzionamento.

Si chiama funzionamento alloplastico ed è caratterizzato da un eccesso di assimilazione, da un tentativo di piegare sempre la realtà fisica ed interpersonale ai propri bisogni e desideri. Si fa fatica ad accettare il limite e la frustrazione è intollerabile. Questo modus vivendi si traduce in ovvie difficoltà di adattamento alla realtà con grosse problematiche interpersonali.


Dott.ssa Roberta Calvi Psicologo Sessuologo


Colpa o impotenza?

Il sottofondo intrapsichico è il seguente.

Faccio fatica ad accettare che l’altro non faccia ciò che desidero, che non si comporti come mi aspetto, che non soddisfi i miei bisogni e/o che non mi metta al primo posto. Questa difficoltà si traduce in rabbia e conflitto con i propri affetti più significativi, in particolare col partner a cui si dà la colpa di non capire e non esaudire.

Si proiettano le colpe sull’altro per non sentire l’impotenza e il limite. Se l’altro non mi dà ciò che voglio non mi ama! Piuttosto che accettare l’impotenza, ovvero che l’altro non ha il copione e che quindi è inevitabile che deluderà, si attribuisce ad esso la responsabilità della propria sofferenza e frustrazione.

Il limite non viene riconosciuto e accettato ma viene proiettato!. È l’altro sbagliato, non sono io ad avere un’aspettativa irrealistica!!

Piuttosto che riconoscere i desideri dell’altro come altrettanto validi, in un processo di assimilazione ed accomodamento ovvero in un processo di mediazione e negoziazione dei bisogni, si considera l’altro incapace di comprendere le proprie necessità, le uniche considerate valide. E si cerca di cambiare l’altro anche con strategie manipolatorie.

Ma perché dare la colpa piuttosto che accettare l’impotenza?

Perché la colpa mi dà l’illusione che le cose possano cambiare e che il mio progetto magico e l’ideale di vita perfetta possa realizzarsi. L’impotenza invece mi mette di fronte alla realtà umana e alla necessità di accettare dei limiti e di riconoscere che le mie aspettative sono irrealizzabili.


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