La vita e le scelte impossibili

La vita e le scelte impossibili

E chi può dirci qual è la scelta giusta? Chi stabilisce dei criteri?

E se il punto invece fosse che non esistono scelte giuste ma scelte?

Quanto è difficile scegliere? E quanto è difficile scegliere senza condizionamenti rimanendo fedeli a ciò che si pensa e si desidera?

Ma poi, chi certifica che il pensiero e il desiderio non sono condizionati?

Scegliere: il compito più complesso della vita!

Compito psichico per eccellenza che ci accompagna (o ci perseguita?) tutta la vita! In fondo la vita è un complesso variegato e multisfaccettato di scelte esplicite ed implicite, consapevoli e non.

La scelta presuppone sempre una mediazione tra istanze psichiche diverse. Tra io, es e super io (se vogliamo usare una terminologia freudiana) ovvero tra la parte più istintuale di noi, la parte razionale e quella ideale e valoriale.

Il dubbio amletico è tra cosa desidero e cosa è giusto fare, tra cosa vorrei e ciò che devo fare.

Ecco allora la paura di sbagliare, l’anticipazione del rimpianto e del rimorso, la proiezione del giudizio e l’insostenibile peso della responsabilità.

Il rischio è di rimanere a lungo fermi all’incrocio senza imboccare nessuna strada. Sperando che la vita scelga per noi, che qualcun altro scelga per noi per delegargli più o meno consapevolmente il peso della conseguenze e poter eventualmente “assolvere” noi stessi in caso di scelta sbagliata.

Evitare di scegliere è in realtà l’errore più grande.
La scelta segnala la crescita, la maturità del soggetto, la sua possibilità di essere se stesso e appunto di assumersi costi e benefici delle decisioni.

Scegliere genera autostima e sicurezza in sé indipendentemente dal risultato: la scelta è a monte della costruzione identitaria e della possibilità di affermazione del sé.

Roberta Calvi Psicologo Sessuologo Rimini | Studio di Psicologia Sessuologia
Dott.ssa Roberta Calvi, Psicologo e Sessuologo

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La vita e le scelte impossibili

Oggi è molto difficile scegliere. Perché?

In primis perché ogni scelta comporta una rinuncia. E nella nostra società del tutto e subito abbiamo perso il contatto con la perdita, con il limite, con l’impotenza, con ciò che non possiamo avere.

Vogliamo avere tutto e senza costi e, nel tentativo vano di soddisfare questa illusione, alla fine rischiamo di non avere niente. Perché non scegliamo nulla, non stabiliamo ciò che riteniamo importante realmente, non rischiamo nulla.

In secondo luogo oggi scegliere è difficile perché abbiamo più paura di assumerci la responsabilità.

Nella società dell’immagine in cui ci sentiamo sempre su un palcoscenico di fronte ad un pubblico/giuria, il timore di sbagliare e di essere giudicati e criticati è aumentato a dismisura. Piuttosto oggi evitiamo di scegliere costruendo compromessi psicologici costosissimi.

Infine oggi scegliere è difficile perché siamo abituati da una fragilità narcisistica massiccia.

Le identità dei soggetti sono sempre più fluide e meno strutturate e in presenza di un io debole si ha meno consapevolezza di sé. Meno capacità di distinguere ciò che si desidera da ciò che si pensa sia giusto desiderare e meno capacità di differenziare valori e ideali personali da valori e ideali socioculturali.

Ecco allora che scegliere a maggior ragione diventa un compito evolutivo fondamentale.

Scegliere fa paura. Ma ancora più paura deve fare il non scegliere e rimanere costantemente in balia di un Deus ex machina che in qualche modo traghetterà la zattera in una direzione.

Il paradosso della nostra epoca è che desideriamo controllare tutto. E alla fine siamo controllati dalle nostre stesse paure e inibizioni.

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Roberta Calvi Psicologa e Sessuologa


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