Libertà o sicurezza? Cosa ci rende felici?

Libertà o Sicurezza Cosa ci rende felici?

La libertà è davvero garanzia di benessere?

Anni di lotta, rivoluzione, contestazione ad ogni livello hanno permesso di raggiungere livelli sempre maggiori di libertà di pensiero e azione. 

La strada della libertà intesa come liberazione della società da qualsiasi forma di autoritarismo e schiavitù, nonché da pregiudizi e moralismi, è una strada tutt’altro che conclusa. E forse questa battaglia non finirà mai sino in fondo.

Ma la libertà, prima di essere uno status o una potenzialità di pensiero/azione, è in primis la più grande fatica emotiva di ciascuno.

La libertà emotiva, intesa come assenza di condizionamenti, rappresenta una sfida mai risolta per ogni individuo.

Ciascuno infatti porta con sé, dentro di sé, una storia personale, familiare, collettiva, culturale che rappresentano il punto di partenza della sua weltanschauung. E che orientano i suoi desideri nonché l’interpretazione degli eventi interni ed esterni.

Ma non solo…

Ciascuno di noi nel corso della sua vita baratta un po’ di libertà in cambio di una quota maggiore o minore di sicurezza.

Ma perchè la sicurezza è così in contrasto con la libertà?

Sentirsi sicuri è un altro bisogno fondamentale dell’essere umano. Esattamente come il sentirsi liberi. 

La sicurezza genera un senso di serenità. Contrastando la paura dell’incertezza, della precarietà, ma anche della solitudine e del vuoto.

La libertà invece richiede spesso una messa in discussione dei punti fermi per esprimere tutta la sua potenzialità.

Facciamo qualche esempio quotidiano:

Quanto sono libero di mandare a quel paese il mio capo?

In teoria è una libertà che ho. Ma se esprimessi tutto quello che penso metterei a rischio la stabilità del mio posto di lavoro. 

Quanto sono libero di tradire il partner?

Anche qui, uscendo dai moralismi, è una libertà che ho. Ma che minerebbe la tenuta del legame.

Libertà o Sicurezza Cosa ci rende felici?

Roberta Calvi Psicologo Sessuologo Rimini | Studio di Psicologia Sessuologia
Dott.ssa Roberta Calvi, Psicologo e Sessuologo

Ecco quindi che la libertà in senso stretto non è sinonimo di benessere. Non è una strada che garantisce tout court una serenità. Anzi, senza un’adeguata mediazione tra libertà e sicurezza, l’essere umano rischia di esporsi a enormi sofferenze emotive.

Quando la bilancia pende eccessivamente da un lato o dall’altro, l’equilibrio psichico del soggetto si incrina.

Un eccesso di libertà senza sicurezza, come abbiamo già visto, espone al rischio di una eccessiva ansia dovuta ad un surplus di incertezza. Inoltre, l’eccesso di libertà compromette la possibilità di costruire legami stabili. E di rispondere adeguatamente ai bisogni di appartenenza e attaccamento. Con conseguente alterazione del tono dell’umore e aumento del rischio depressivo.

Un eccesso di sicurezza è invece ugualmente rischioso. Perché espone a modalità invischianti, dinamiche di dipendenza e sottomissione, eccesso di accondiscendenza e scarsa assertività, meccanismi ossessivi e controllanti.

Chi vive alla ricerca di costanti certezze, abdicando alla propria libertà, sperimenta in realtà un aumento della sensazione di vulnerabilità. Perché cerca invano di controllare la realtà e di cancellare quel “resto” che sfugge ad ogni determinazione. E che ha a che fare con la limitatezza dell’esistenza umana e l’impossibilità di prevedere il futuro.

Tutte le dipendenze testimoniano di questo bisogno profondo di sicurezza. Che appare maggiore proprio in chi ne ha sperimentato la mancanza nella propria storia.

La trascuratezza, l’abbandono reale o percepito, l’ambiguità genitoriale umorale o comportamentale, ma anche l’assenza di regole familiari, possono far sperimentare al soggetto in età evolutiva una frustrazione eccessiva di sicurezza. E la conseguente ricerca, solo apparentemente paradossale, di qualcosa da cui dipendere e a cui asservire la propria vita.

Quindi un eccesso di libertà porta paradossalmente ad un aumento della dipendenza.

Quello che sta accadendo nella nostra società 2.0 non è altro che lo specchio di tutto questo.

L’aumento della libertà personale ha generato un aumento della sensazione di precarietà e una diffusione pandemica di ansia e depressione. Nonché un incremento di dipendenze di ogni tipo ma, soprattutto, l’avvento di nuove forme di schiavitù più subdole.

Ancora una volta la storia individuale e quella collettiva sono specchio l’una dell’altra. E testimoniano di questa necessità di mediazione e negoziazione tra la libertà e la sicurezza.

Chi non è sicuro non è libero. Ed è per questo che la libertà va ripensata all’interno di una cornice che tiene in considerazione anche gli altri bisogni dell’essere umano.

 Da un punto di vista psicologico ciò significa che ognuno di noi è chiamato a trovare un equilibrio funzionale tra libertà e sicurezza per stare bene.

Roberta Calvi Psicologa e Sessuologa


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