Mi ami per quello che sono o per quello che faccio?

Mi ami per quello che sono o per quello che faccio?

Questa domanda esplicita o implicita, consapevole o latente si insinua in molti legami di coppia.

Talvolta una richiesta, talvolta un dubbio, talvolta un’ossessione che nasce dal timore profondo di non essere amati incondizionatamente, di non essere mai scelti fino in fondo e di non poter mai essere al sicuro.

Ricordiamo che mentre il legame per essere sano e funzionale deve essere condizionato, l’amore invece per essere fonte di gratificazione e serenità deve essere incondizionato.

L’ansia di non essere amati per ciò che si è, nasce da questa discrepanza tra le caratteristiche del legame e i criteri che regolano emozioni e sentimenti.

La possibilità di essere lasciati, traditi e abbandonati e l’impossibilità di controllare e prevedere questa realtà (la rottura del legame) sono alla base del timore di non essere amati incondizionatamente.

Cerchiamo di capire meglio.

L’amore incondizionato si sperimenta per la prima volta in un legame incondizionato che è quello con i genitori, o più genericamente con i caregiver.

Per il benessere psichico è fondamentale, nell’infanzia, sentire (e non solo sapere) che qualsiasi cosa succederà si sarà sempre amati e il caregiver non abbandonerà mai.

Nelle esperienze affettive primarie dunque il legame è incondizionato così come l’amore.

In realtà sappiamo che questo idillio non si compie mai e ciascuno di noi porta in sé ansie e timori abbandonici.

Sicuramente le scarse risorse cognitive ed emotive del bambino, il suo stesso pensiero concreto, lo porteranno a fare esperienza di angosce di perdita, rottura, abbandono, delusione, ecc.

Ovviamente il quantum fa la differenza.

Se nelle primarie esperienze di vita il soggetto ha sentito sempre a rischio i suoi rapporti affettivi, si è sentito criticato, svalutato o mai al sicuro o ancora ha sentito in modo più subdolo di essere fonte di sofferenza e delusione del caregiver (qualora pensasse o facesse qualcosa di diverso dalle aspettative), allora la paura di non essere amati sarà più intensa.

Nei rapporti adulti questo timore può evolversi in richieste esplicite e costanti di conferme affettive. Ma talvolta anche in inconsci tentativi di validare le proprie insicurezze secondo il principio della profezia che si autoavvera. In questo caso il soggetto interpreterà gesti, comportamenti e parole dell’altro come prova inconfutabile di non essere amato.

Roberta Calvi Psicologo Sessuologo Rimini | Studio di Psicologia Sessuologia
Dott.ssa Roberta Calvi, Psicologo e Sessuologo

Mi ami per quello che sono o per quello che faccio?

In altri casi invece la paura di non essere amati incondizionatamente porta alla messa in atto di modalità compiacenti, accomodanti e accondiscendenti come per garantirsi l’amore e la presenza del partner.

Queste modalità non fanno altro che alimentare il vissuto di essere amati solo a condizione di essere o fare quello che l’altro si aspetta.

Le aspettative dell’altro possono essere esplicite e reali o percepite come tali.

L’effetto sulla psiche è lo stesso anche se le aspettative percepite sono più resistenti al cambiamento perché sono impermeabili alla rassicurazione dell’altro.

Come fare allora per uscire dal circolo vizioso e stare bene?

Sicuramente non sarà sufficiente una conferma verbale dell’altro, perché questa conferma non sarà mai abbastanza intensa da confutare i dubbi interiori.

Addirittura talvolta la conferma può essere vissuta come finta. Come detta solo per mettere a tacere le richieste di rassicurazione.

Inoltre qualsiasi conferma dovrà fare i conti con altrettanti momenti di delusione delle proprie aspettative di essere sempre approvati, ascoltati, considerati.

Ugualmente la soluzione non può essere tentare di ricostruire un legame incondizionato. Perché assumerebbe la forma di una dipendenza affettiva patologica.

Sicuramente la qualità del legame è fondamentale. La scelta di un partner che permetta un’esperienza emotiva correttiva rappresenta un’opportunità di poter andare oltre eventuali esperienze emotive primarie disfunzionali. Ma è importante anche accettare una quota di rischio.

E’ fondamentale emanciparsi da un pensiero magico in cui si cancella il rischio di sofferenza, delusione e rottura. E traghettare in un pensiero adulto che accetta il rischio dell’errore, del fallimento e della perdita.

Questa primaria accettazione è fondamentale per non sentirsi in dovere di agire in funzione delle aspettative reali o presunte dell’altro per essere amati.

Accettare il rischio della perdita permette anche di poter chiudere un rapporto qualora non ci si senta amati o sufficientemente soddisfatti. Riuscendo tuttavia a percepire il limite del proprio bisogno assoluto. Mantenendo un sufficiente esame di realtà di ciò che è possibile da ciò che rappresenta solo un’idealizzazione dell’amore, un amore perfetto, idiallico. Ma assolutamente irreale.

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Roberta Calvi Psicologa e Sessuologa


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