Paura di sbagliare: le radici
Abbiamo tutti paura di sbagliare.
Non essere all’altezza, non essere in grado, fallire sono preoccupazioni comuni che possono diventare ansie paralizzanti. E generare meccanismi di evitamento fobico, comportamenti controfobici, sintomi umorali o psicosomatici, comportamenti compulsivi per gestire il disagio reale o immaginato e/o per punirsi.
Ma perché abbiamo così paura di sbagliare?
La paura di sbagliare è ontologica e primordiale e nessuno ne è esente. Certo ciascuno può sentirsi più vulnerabile in un’area della propria vita. Come il lavoro, la coppia, la genitorialità , l’amicizia, il sesso, ecc. Ciò per la significatività che assume questa area nella propria vita (quanto è emotivamente investita e quanto rappresenta un’area significativa identitaria che fa da base all’autostima e all’autoefficacia). Oppure per specifiche insicurezze percepite in quel campo che hanno a che fare con il background familiare, sociale e culturale.
La paura di sbagliare ci mette a contatto con i nostri limiti, le nostre mancanze. Ci impone di fare i conti con il fatto di non essere perfetti e di deludere talvolta l’altro, anche involontariamente.
La paura di sbagliare ha quindi un significato relazionale e uno narcisistico.
Dal punto di vista relazionale la paura di sbagliare può assumere la forma della paura di essere giudicati, criticati, rifiutati e abbandonati.
Il vissuto inconsapevole è di non essere all’altezza dell’altro, di non meritare il suo amore.
Paura di sbagliare: le radici
Esperienze traumatiche o disfunzionali precoci possono amplificare questo timore di base.
Per esperienze traumatiche non intendiamo un franco abbandono o lutto genitoriale, ma anche il sentirsi costantemente criticati, svalutati, non accettati per quello che si è da parte di una figura di riferimento. Oppure essere eccessivamente soffocati e protetti (per l’inconscio bisogno del genitore che il bambino non si confronti con un problema).
Il bambino umiliato, svalutato, deriso, sminuito, ma anche quello iperaccudito e iperprotetto sarà un adulto preoccupato costantemente di sbagliare e perdere il lavoro, il partner, gli amici, la reputazione. Tenderà al perfezionismo o eviterà tutto ciò che lo espone al fallimento.
L’altro aspetto è quello della ferita narcisitica che genera l’errore.
Tutti abbiamo bisogno di sentirci bravi e buoni, di sentirci adeguati e capaci. Perché da questo dipende la nostra autostima: il narcisismo buono.
Nel momento dell’errore ci si sente come toccati nel proprio ego. Perché quell’errore ci conferma di non essere onnipotenti. E in realtà , per quanto dolorosa, quest’esperienza è fondamentale per accettare i limiti propri, dell’altro e della vita.
Accettare di sbagliare significa accettare i propri limiti. E accettare i propri limiti è la base della soddisfazione personale.
Se voglio sempre di più , se non mi basta mai, se non sono mai abbastanza, non sarò mai felice.
Roberta Calvi Psicologa e Sessuologa
Per parlarne con la Dott.ssa Roberta Calvi
compila il Form qui sotto e Clicca Invio oppure usa il tasto WhatsApp o Messenger